InYourShoes per donare speranza

InYourshoes

InYourShoes ha portato a termine la sua spedizione nella città dei campioni ad Iten in Kenya.

Ad ottobre il team InYourShoes ha consegnato 300 paia di scarpe da running.

InYourshoes
Consegna scarpette
ad una studentessa di
S. Patrik-Iten

Cari amici runners, oggi vi parlo del progetto di InYourShoes, che da qualche mese ha portato a termine la sua spedizione nella città dei campioni ad Iten in Kenia.

Gli ideatori di questo progetto InYourShoes sono Francisco Grimaldi e Giordano Bravetti, che insieme al resto del team, raccolgono tutte le scarpe da running di tutti i runners del mondo e poi li consegnano personalmente a tutti i ragazzi che si allenano ad Iten in Kenia.

Ho conosciuto quasi per caso questo progetto, perché un giorno girando su instagram mi sono imbattuto sulla loro pagina instagram (@inyourshoes.eu) ed incuriosito, ho voluto approfondire sul loro sito, dove i racconti e le immagini mi hanno colpito tantissimo.

Guarda direttamente alla Galleria Fotografica della spedizione

Leggi l’intervista a Francisco Grimaldi

I ragazzi di Iten, non hanno la stessa fortuna nostra, in termini di condizioni di vita, poiché non hanno la possibilità di cambiare scarpe ogni 6 mesi, ma vedendo il loro sorriso stampato sulle loro facce quando gli consegnano un paio di scarpette, che poi sono il loro trampolino di lancio verso una carriera da campione, ho voluto fare la mia parte.

Ho aperto il mio armadio dove avevo alcune paia di scarpe da running che non utilizzavo più, ho preparato il pacco da spedire nella sede a Roma di InYourShoes ed ho voluto mettere anche un piccolo messaggio di incoraggiamento al futuro proprietario delle mie scarpe.

Nakrew Kosget riceve
le scarpette donate da
justrunningblog.it

Tengo a sottolineare che il team di InYourShoes, selezionano accuratamente le scarpe da inviare infatti devono avere dei requisiti, per intenderci quelle rotte o logore non vengono prese nemmeno in considerazione.

Mercoledì 02 Febbraio 2022 mi viene inviata la foto dove vedo un ragazzo di Iten Nakrew Kosget, a cui vanno i miei migliori auguri, che tiene in mano le mie scarpe da running, la mia prima reazione è stata un gran bel sorriso ed il cuore si è riempito di gioia come se quelle scarpe da running le avessero regalate a me.

Oggi grazie ad InYourShoes le mie scarpe da running che sarebbero rimaste chiuse nell’armadio, invece daranno la possibilità ai ragazzi di Iten di allenarsi e diventare top runner e chissà un giorno vederli correre in TV.

Il team Inyourshoes

La spedizione si è svolta dal 02/10/2021 al 14/10/2021 era formato da: Francisco Grimaldi e Giordano Bravetti (founders), Simone Palazzo, Giulia Marino, Chiara Marchetti, Carolina Isella, Gabriele Remotti.

Ecco alcune domande che ho fatto a Francisco Grimaldi (founders)

I giorni che voi siete stai ad iten, sono stati giorni di festa, come li avete vissuti e soprattutto come li hanno vissuti i ragazzi di iten.

Per noi la spedizione è sempre un momento di festa e un pò il culmine di un lavoro che è durato un anno circa, dalla raccolta delle scarpe, all’organizzazione della spedizione, mettere insieme il team e poi la partenza.

Per noi è sempre un’occasione di festa perché cerchiamo di portare sempre persone nuove che non sono mai state ad Iten e nemmeno in Kenia e generalmente che non sono mai state in Africa, questa è un’esperienza umanitaria più che sportiva, infatti le persone che vengono con noi non sono sportivi, e la cosa più bella è riuscire a mettere in contatto le persone del nostro team con questi ragazzi e fagli scoprire una realtà nuova ed aprirgli il cuore.

Da parte dei ragazzi di Iten, ogni volta che noi arriviamo con il pullman con scritto InYourShoes  carico di scarpe per loro è come se arrivassero gli astronauti sbarcati sulla luna, è davvero un evento per loro e per tutta la città perché sanno che siamo arrivati per fare una donazione e quindi sono molto contenti, tutti sono pronti ad accaparrarsi un paio di scarpe, perché per loro è molto fondamentale.

Qual’è il legame che avete istaurato con la città e con le persone del posto?

Ormai sono anni che andiamo in Kenia e sono anni che io come regista porto avanti questo progetto oltre al progetto di realizzare un documentario in Kenia, su quella comunità, quindi mi ci sono recato diverse volte.

Ho instaurato dei rapporti che li posso definire di amicizia a tutti i livelli, dai professori delle scuole che ci supportano agli allenatori, ai manager e agli atleti stessi, che è la cosa più bella perché quando andiamo in giro per la città spesso veniamo fermati dai ragazzi/e che riconoscendoci o ci ringraziano per la donazione perché sono riusciti a  prendere un paio di scarpe oppure chi non è riuscito a prenderle ci chiede di portarglieli il prossimo anno, insomma è un rapporto molto bello, poi i kenioti sono molto solari, sorridenti, molto ospitali, anche se nella realtà quando ci parliamo sono un pò timidi ed introversi.

Quanto apprezzano e cosa dicono di questo gesto, ci prendono per spreconi?

Loro apprezzano tantissimo il gesto che noi facciamo, è chiaro che non a tutti i livelli riescono a comprendere il significato e l’importanza di quello che stiamo facendo ovvero di mettere un’etichetta sul singolo paio di scarpe e dire: ”guardate che queste scarpe vengono da Andrew, da John ecc..”.

Come tutti gli esseri umani ci sono persone che sono più sensibili a determinati argomenti ed altri meno interessati, sicuramente si può dire che le scarpe per gli atleti kenioti sono la vita, sono il futuro, la speranza, perché loro oggi senza le scarpe non potrebbero competere ai livelli che servono per poter emergere, per cui avere un paio di scarpe significa per loro potersi allenare bene ed avere una possibilità di riuscire ad emergere e quindi trovare un manager, uno sponsor, qualcuno che li faccia gareggiare e quindi guadagnare; questo gli consentirebbe l’istruzione per uscire da quella bolla di povertà da cui è molto difficile uscire.

Loro non ci prendono per spreconi, noi per loro siamo degli sceicchi arabi, loro identificano l’uomo bianco come l’uomo ricco, loro pensano ipoteticamente che noi abbiamo altri 100 paia di scarpe e che quindi non ne abbiamo di bisogno.
Però loro non hanno un pensiero negativo nei nostri confronti anzi  sono molto grati che gli stiamo regalando delle scarpe.

Se non ci fosse questo progetto quali scarpette utilizzerebbero per correre?

Se non avessero le scarpe per correre, non potrebbero competere ai massimi livelli, il che significa che quando sono giovani tendenzialmente hanno difficoltà ad ottenere scarpe, perché non hanno amici che corrono, non stanno ancora nel mondo della corsa, per cui corrono con quello he hanno, con scarpacce che magari comprano a pochi centesimi al mercato dell’usato che sono quasi da buttare, oppure corrono scalzi o con gli stivali o con qualsiasi cosa, questo quando fanno le gare a 10-15 anni.

Quando entrano nel modo dell’atletica e cominciano ad allenarsi seriamente, entrano in un ambiente di persone che si allenano e quindi poi c’è l’amico che gli passa un paio di scarpe sempre vecchie, usate ,che riparano, incollano tantissime volte e che per loro hanno un valore inestimabile perché le consumano con una velocità impressionante dato che corrono tantissimi km a settimana.



Ringrazio Francisco e tutti i ragazzi di InYourShoes per quanto hanno fatto e per quanto faranno in futuro, ed invito a tutti i runners a visitare la loro pagina e a fare la loro parte così da poter continuare a dare una speranza a tutti i ragazzi di Iten.


Galleria fotografica


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